martedì 29 settembre 2009

http://www.youtube.com/watch?v=M_bvT-DGcWw

Quello di Berlino caduto qualche annetto fa, quello di Merlino che, invece, ancora sorprendentemente sta su. I segreti della magia dove il prestigio dovrebbe esser altro. Non tagliamo per la tangente, perchè se anche arrivassi prima, lascierei indietro compagni preziosi di viaggio, perdendo il gusto della comunista condivisione. Sono per le elitè in realtà. Già qui nasce il dilemma che è a suo modo amletico.
M'è venuto naturale e con la fiducia niente ha a che fare. Lasciar indientro non significa perdere. Ma son sottigliezze. Insomma oggi di mura, si pensa e di mura si scrive.
Tutto qui e il pensierino è già finito. My way come canzone di sottofondo o un vieni via che racchiude un pò di me e un pò delle cicatrici che a me hanno portato.
La velocità, ancora una volta.
Di reazione perchè se proprio devo azionare, prima adoro azionare il cervello.
Troppo poco spesso ci riesco ma le volte che son finite vanno aumentando.
Azione fa rima con conseguenza, ed io non nè voglio. Lascio le responsabilità agli incerti. Mi chiarisco il concetto, ne avevo bisogno.
Mi vedo tipo penna e spada. La delicatezza dell'una e la forze e il vigore dell'altra.
Forense forse, e dico forse, non a caso.
Ergo la coesistenza una volta attraversato il cancello.

mercoledì 23 settembre 2009

coincidenze

Adoro il caffè della moca. Quello che fa rumore mentre sale. Sbuffava quando ero piccolo, mentre scendevo le scale dopo aver visto il documentario su rai2, alle sette del mattino, sul lettone dei miei, e sbuffa ancora oggi, quando è mio padre a scendere dalle scale alla stessa ora del mattino.
Apro tutte le finestre che incontro per la via che mi conduce all'ingresso.
Da quando ho la patente, da primavera fino ad ottobre inoltrato, dopo aver invaso la cucina con quell'odore, me ne verso un pò, ci metto del latte, e me lo prendo davanti casa.
Da quando c'è Iago l'evento è diventato rito.
T-shirt bianca e pantaloncino blu scuro. Se passate davanti casa mia, alle sei e mezza più o meno, ecco lo spettacolo d'arte varia che vedrete.
Ho fatto talmente poche volte a pugni in vita mai che le dita delle mani forse avanzano. Con orgoglio ricordo di averne date più, e meglio, di quante ne ho prese.
Ho fatto uno strano sport per quasi tre quinti della mia vita. Tra le altre ho imparato che le reazioni di getto sono le più vere, che è meglio non dare modo agli altri di conoscerle e che un pesce fuor d'acqua vive meglio di uno preso in mezzo ad una tonnara.
Il più delle volte corro quando qualcuno mi chiama. Non faccio domande, non esprimo opinioni. Se proprio servono le parole, cerco di uscirne alla malepeggio.
Ho molti limiti pure io e la rigidità di pensiero è solo il primo dei tanti.
Quando toccò a me reagìì in maniera identica.
Ho un rapporto particolare con la memoria, intesa quale archivio, e con quella che nell'archivio non c'arriva per via delle sensazioni giornaliere.
Ho piegato diverse valvole in quei mesi e ho capito che controllare la cinghia prima è meglio di dover spianare la testata dopo.
Non giustifico, nè commisero, tuttal'più scuso qualora ci sia buona fede.
Non ho fiducia perchè costa troppo e perchè ho speso molto per il cane.
Esigo, sbagliando, prezzi alti per servizi di manovalanza. Metaforicamente sarebbe come il costo di un ncc piuttosto di un taxi.
Non sono poi così buono come si crede.

mercoledì 16 settembre 2009

Un pesce di nome Ric.

Col tempo vivo una questione personale. Ormai si sa.
Da che mi ricordo ho desiderato da sempre averne lo strumento di misura. Indelebile l’immagine del primo, che fu regalo di chi troppo poco m’ha insegnato. Tre lancette, numeri da uno a trentuno poco sotto il mezzodì e una luna che cresceva e calava senza che avessi ancora compreso bene il perché.
Oggi il tema torna all’attenzione per la precisazione che gli devo.
E’ la merce più rara che richiedo e che pretendo.
In questo non so transigere, accordarmi o accontentarmi.
In tutto il resto è come se giocassi con acqua o sabbia.
Riconduco quasi tutto a ciò: le parole, le aspettative che da esse derivano, la comprensione della forza del vincolo e la preordinazione all’eventuale esproprio.
In questo sono maturato, cresciuto e neanche di una virgola cambiato.
Così è se vi pare, a modo mio, inflessibile ma di continua reiterazione.
Dell’errore di valutazione come della paura della piacevolissima scoperta.
Mi stacco dallo stipite, spero per la volta che sia buona e che poca roba mi cada in testa.
Ora Caffè.

martedì 8 settembre 2009

Tratto da "Infinita notte"

Da vedere senza l’audio, tutto il contrario del Trattamento Lodovico. I veri artisti sono loro, i fratelli del parkour, mica la rifattona bionda.
È un guaio che alla Stazione vecchia gli sfigati gli abbiano dato fastidio. Era il posto adatto per esercitarsi. Adesso gironzola un po’ spaesato, in piazza Colombo si è fatto vedere fin troppo, va a filo del lungomare, in cerca di uno spiazzo di cemento come si deve. Un nuovo spot da skeitare, come si dice nella confraternita. Ma non deve spomparsi. Non deve arrivare troppo stanco al suo momento.
L’attesa è un’arte, mai dimenticarlo

lunedì 7 settembre 2009

Rebel rebel, David B.

Poco beat come invece sarebbe stato qualche ora fa.
Mia. La sento nella carne, viva e pulsante. E' la sensazione del coltello in tasca. Chiuso, ma lì, subito pronto. Sfiorato con la punta delle dita riporta serenità. Ci si può difendere, se solo ce ne fosse bisogno. Anche il vincolo nel quale mi son cacciato offre possibilità di uscite verticali.
Rigido come la lega della sua lama, pulito, perchè è al pane che dev'esser pronto.
Ho solo il dono di esser pensante. Capisco, osservo, di rado davvero reagisco.
Mi piace creder che sia forza anche questa.

In alto a sinistra

"Durò un anno, un intero anno contro tutti gli altri passati e tutti quelli a seguire, un anno per gridare esultando d'improvviso per una felicità di carne spalancata. Stingevo senza capire. Lo chiamavamo in fretta, di sfuggita, crampo di poche parole, avido d'altro."
"Se me ne vado che farai?" chiese. "Non farò niente, proprio niente, non viaggerò lontano per dimenticare. Mi alzerò tutti i giorni, lavorerò sodo come sempre, la domenica andrò ad arrampicare. In una settimana avrò di nuovo imparato a dormire da solo."
Tiravo ad indovinare si du me, sbagliavo di poco, ma parlavo soltanto del corpo.

giovedì 3 settembre 2009

Et simila

Non so spiegare bene la sensazione, un mio amico dice che andare a 60 all’ora su una moto è una cosa, su un cavallo un’altra. Vero. Ma non è solo questo. La mia prima volta al galoppo è stata emozionante, spaventosa a tratti, perchè hai paura dell’imprevisto, di cadere all’improvviso o che il tuo cavallo decida di fermarsi puntando gli zoccoli e di scagliarti a terra tipo fionda. Ma poi ti godi l’attimo, ti rilassi, anche lui si rilassa e non ti sembra vero. Hai presente quando il panorama scorre veloce ai lati della vista? Come su un treno guardando fuori dal finestrino, ecco è la stessa cosa, vedi la sua testa che sale e scende ritmicamente e vedi alberi, sassi, cespugli, erba che corrono veloci in senso contrario. Ti concentri guardando avanti e ti rendi conto che l’unico rumore al mondo in quell’istante è il suono degli zoccoli al galoppo, il fiato di quell’animale stupendo che è sotto di te. Ansima, sbuffa e soffia, pensi alla fatica che sta facendo, a quella che fai tu per rimanere in equilibrio, non sbilanciarti o sbilanciare lui. Pensi che al tuo cavallo che sta correndo e pensi che sia felice. Almeno quanto te.

Ludicamente crescendo

Il gioco vale la candela se, e solo se, la cera della candela non va a toccare sul suo nervo scoperto il polpastrello. Servono dieci secondi affinché tutto passi. Se la candela è di quelle da serata preparata ne servono, al massimo venti. Detta così il gioco vale sempre e comunque la candela.
Astraendo si scrive di secondi e di sensazioni. Grandezze ed intensità nient’affatto scindibili come invece lo sarebbe in momenti di bilancio. Tra Aprile e Giugno per intenderci.
Discorso diverso se invece con la cera di quella stessa candela si sigillano lettere, ovvero parole. Si ferma il tempo dato dalla penna, dalla data e dalla virgola che gli sta davanti. Come colata di cemento armato a dar forza ad una parete di pietre già murate a chiusura della porta.
Per intenderci, stile stivali di cemento per un cappotto che non è proprio un indumento.
Riflettendo sulle variabili dell’equazione, sul fatto che in mate non ho mai dato il meglio di me e sul dono della pittura, sul cielo azzurro, sull’acqua bagnata e sul fatto che di boy scout in giro ne incontro sempre meno. Bravo Bruce.