mercoledì 27 giugno 2012

Erri.

"È bella di notte la città. C'è pericolo ma pure libertà. Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffè. Ci si saluta, ci si riconosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi. La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l'assoluzione. Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte. Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti. È una tasca rivoltata, la notte nella città. Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno. Di notte la città è un paese civile."

Elogio

"Se fra i commensali non c'è un idiota o qualcuno che faccia il buffone per finta, si usa infatti assoldare un mimo o invitare uno scroccone che con le sue sciocche battute rompa il silenzio e la noia che pesano sulla tavola. Che senso avrebbe infatti rimpinzarsi di tanti manicaretti e leccornie senza nutrire insieme anche gli occhi, le orecchie e l'animo di scherzi, lazzi e facezie?"


Grazie Dan.

lunedì 25 giugno 2012

Lunedì

L'alternanza tra il dire ed il fare. Vento d'estate, io non vado al mare, voi che fate? Licenza poetica a ri-editare la musica che da ieri ronza per la mia testa. Ed allora analizziamo il punto di oggi. Trovo serenità e rassicurazione nella parte fissa della giornata. Orari, persone, gesti. Capisco di aver perso qualcosa nel momento in cui la naturalezza del mio gesto mi avverte che quel qualcosa non è dove avrebbe dovuto. Errata corrige in realtà, non è dove avrei voluto. Perché se me lo si chiede non ho idea di dove metto ogni volta la mia inseparabile agenda rossa; le mie chiavi. Ho perso più telefoni cellulari che penne nere. Cerchio che si chiude. Ricordo che alle elementari usavo la fastidiosissima repley nera. Ora. Partito preso che sono in grado di sbaffare con qualunque penna esistente, la repley - lo ricordo ancora - provocava una sorta di nube densa di pioggia sopra le prime cinque, sei parole di ogni nuovo periodo. Trovo inutile, pensandoci oggi, che permettesse di cancellare (male) parole che comunque nessun altro avrebbe potuto leggere, tanto erano coperte. Spunto preso dal fatto che mi sono abituato a perdere la mia montblanc. Trovo rassicurazione nell'usare ogni oggetto che possiedo, che mi è stato affidato o, più semplicemente, regalato. Segno evidente del fatto che è stato gradito ma, nello specifico, segno evidente che pensiero c'è sempre. Vallo a spiegare alla Mary che tiene ancora da parte il corredo per quando sarà. Culturalmente diverso dalle mie radici.
Necessito di stimoli, di pat pat che mi rassicurino l'agire ed il pensato. Ho mille difetti ma non sono un insicuro. Spero nemmeno arrogante. Onesto, con la o molto allungata. Suona, più o meno così: onestooooo. Faccina con il sorriso di fondo.
Ho scritto una memoria, un'istanza. Sono teso per il primo giorno di scuola. Ancora una volta. Risparmio l'Antonellone d'annata. Gli esami finiscono nel momento in cui nessuno, oltre te ed i tuoi clienti, giudica e valuta l'operato svolto. Quelli non sono esami. E' vita.
Vorrei, meglio sono, essere ricettivo oltre che osservatore. Spesso scrivo per evitare silenzi imbarazzanti nei quali in realtà penso molto più e molto meglio di quanto riesco poi a riportare.  

domenica 24 giugno 2012

10 hp

Lo ammetto solo perché non è un mistero. 
La telecomunicazione è il mio punto di forza ancor meno della comunicazione. E' la tecnologia di base che non coglie l'essenza. La medesima parola non ha, sempre, il medesimo significato. C'è del proprio in ogni smorfia, ogni espressione. L'idea di fondo è quella di trasmettere emozioni con i colori. Le opere e le omissione le lascio ad altro gioco. Oggi Battisti. Ho voglia di vento. Realizzo solo ora di non essermi mai comprato degli stivali. Non so perché, penso all'ultima volta che ho visto mio fratello Dan. Lui aveva delle improponibili babbucce da "sono regista, sono figo e posso portare delle scarpe assurde"; Io, da par mio, ottime imitazione di church's con giustificazione pronta per il mancato acquisto: odio il rumore del cuoio sul pavimento. Poco importa, anzi nulla direi.
Perso il filo, ritrovata l'ispirazione. Sono in ritardo, come al solito. 

sabato 23 giugno 2012

Cordell

Innegabile che ne sento la presenza. L'ispirazione è ciò che muove gran parte del mio agire. Mi piace. Ne sento la forza, l'energia. Ri-trovo significati che la giornata nasconde, trovo la voglia di fare e di disfare. Costruire quale massima aspirazione. Vivere ogni mattone, ogni forma e colore. Godo del sole, pur nutrendo verso di Lui quel sano sentimento di distaccato rispetto. Tutt'al più muoio. Così si chiama il libri di Filippo. Timi, quasi a volerlo sentire amico. Cerco le ragioni del mio essere. Le ritrovo, in gran parte, in un kimono, nelle mie protezioni nere regalate a Carol, quasi a voler dire che nel nostro cammino - per quanto avremo necessità di picchiare - quella con le mani protette dovrà essere lei. Capitolo stanza. Altri sogni. Ricordi. Castel Sant'Angelo la sera della mille miglia. La passione per il cinema, paradiso perduto. Sono ancora adolescente. Dietro al carapace che l'incredulità della fortuna.

mercoledì 20 giugno 2012

sovrastrutture (assenza di)

L'errore sta nel tendere alla sostanza senza aver la minima premura della forma. Ossimoro per chi, come me, è orgoglioso di ognuno dei suoi vezzi. La difficoltà di infischiarsene delle sovrastrutture, ritenendo d'apprezzamento solo la costante ricerca di se e - se proprio si deve - dell'altro.
Nient'affatto cinico. Il punto di vista varia al variar dell'angolo d'osservazione. Sento il rumore dell'accelerazione.  Siro ne riconoscerebbe il preludio dal turbinio di foglie che s'iniziano ad alzare.
C'è che un amico nel paese delle meraviglie ha chiamato la torre di controllo. Huston, c'emo un problema. Alla fine della fiera i trecento metri si son trovati un muro in mezzo. C'è che mi gioco la mia chance. M'accetto. Penso di dover lasciare il segno. My way come canta(va) Frank. E sia.
Gioco le mie carte. Penso e dunque parlo. L'essere è altro.