domenica 25 ottobre 2009

Buonanotte

http://www.youtube.com/watch?v=uGvBljaG85I

http://www.youtube.com/watch?v=zNVHniW_xYc&feature=related

Variazione sul tema

Il fattore c, quello f e la variabile sciopero.
La partenza intelligente, senza estro, perchè non si sa mai.
La teoria della notte e le lacune ad essa sottese. Approfondimento in merito.
Il pensiero di Patty e i piani alti degli U2.
La telecomunicazione che decisamente non è il mio mio mezzo.
La sveglia anticipata ed il freddo ad essa connesso. La pioggia, pure di Britti, e la filosofia dell'oggettivo.
Perchè no, l'aperitivo fuori dalla facoltà, i cinque minuto e poi vado.

martedì 20 ottobre 2009

I'm just a little late

Che è concetto un pò intraducibile.
Nome senza acronimo e già qui si parte con un handicap di un paio di tiri.
Dò la bordata sperando nel vento, nel fatto che abbiamo diligentemente potato gli alberi e, perchè no, nel culo dei principianti. Avrei volentieri gridato spaghetti, ma gridavo sbagliato anche sul tatami. Correggermi ora a mezza via mi pare poco coerente con me stesso.
Che poi l'errore perseverato verso ovest ha una qualcerta propensione a diventar consuetudine.
Il che riporta dritto dritto al kiai. Eran cazzi fitti fitti.
Lascia star la contrazione del muscolo, lascia star la storiella del momento topico, lascia star tutto quello che m'hanno provato ad insegnar.
Veniva da solo, quando voleva e senza avvertire. Usciva dalla bocca di forza. I denti che eran serrati si spalancavo per un paio di secondi. Quasi che quel fiato affaticato dovesse imprimere la velocità e la forza necessari.
Significava che avevo già dato, ma anche che ero in giornata e che da lì in poi ancora c'è ne sarebbe stato. E' la sensazione che ricordo meglio.
Fatto sta che se resto sul fairway è tutto più facile.
Serve concentrazione, freddezza, raziocinio e preparazione atletica. Esattamente tutto quello che non ho. Il rischio della bordata da lontano sta pure in questo.
Sono in ritardo sulle coincidenze, e qui i treni c'entrano poco ma c'entran per forza.
Sono in ritardo e non son neanche nei pressi della stazione.
Ne conosco una più corta, ovvero droppo. Il che mi costa un paio di tiri in più ma tanto ormai per il par la veggo buia.
Ed allora il giro lungo va benissimo.

venerdì 16 ottobre 2009

Voce del verbo essere

E' il raccordo alle 19.41 del giovedì sera. E' La Pina quando salgo ed il Vic quando scendo su Deejay. E' necessariamente anche Carolina, quale metro parametro ed ingombro, pur per chi ha da venire. E' la felicità ed il dolore che qui m'han portato, son io con i miei sogni e le mie ferite che m'han reso più forte. E' il mio carateraccio, perchè no. I miei film ed i miei libri.
E' chi mi porto dientro e dentro. E' ciò in cui credo.
E' il mazzo di chiavi che segna il passo.
E' la camicia sotto al maglioncino, con jeans e calze a righe.
Sono io, anche in questo.

mercoledì 14 ottobre 2009

SilenzioAssenzio

Provo una certa felicità nel dare forma alle sensazioni.
Lo vivo come una conquista, stile Donchy per gli amici, che merita di esser vissuta, goduta e a modo mio celebrata. In qualche modo è l’evento che attenua tutta la scossa che avverto.
Immagino sia componente del mio carattere. L’ondata di serenità data dalla consapevolezza del passo in avanti fatto con me stesso. Poi al resto penserò, forse e se mai ne avrò voglia.
Quello di cui ho voglia, adesso, è semplicemente di godermi il tepore.
Sono quei pochi secondi della giornata in cui niente, tranne me, ha importanza. Quei pochi frangenti in cui la realtà m’asseconda, evento più raro che unico.
Non ho mai piegato una cippa con la forza del pensiero. Mi rassicuro ricordando che neanche la schiena s’è mai piegata.
Lasciato indietro il mio Grillo parlante noto che la coperta fatta dalla nonna è corta. Che le esigenze cambiano e che mai diminuiscono. Che cambiare siamo sinonimo di crescere non me l’aveva mai spiegato nessuno. Peccato per i miei che han pagato tutti questi anni perché qualcuno mi spiegasse le cose fondamentali.
Ho sete.

martedì 13 ottobre 2009

Graffiti

Si scrive quando si pensa.
In questo trovo la più probabile ragione del perché si scrive durante la sera.
Il silenzio dei letti caldi, il rumore impercettibile dei respiri degli abitanti che rende più calda l’aria.
Il fatto che nonostante questo, si avverte comunque il brivido a star lì, su quella seggiola con le braccia scoperte, a piedi scalzi.
Quando va bene c’è la luce a riscaldare foglio, penna e mano; più spesso capita che la stessa luce illumini e riscaldi soltanto la tastiera, e qualche polpastrello.
L’attenzione si dovrebbe spostare quindi sul quando si pensa.
Non voglio credere che si pensi più durante la sera. Delegittimerebbe l’agire di gran parte delle ore di una giornata. Primo, non mi piace affatto delegittimare. Al contrario. Mi piace dare a se stessi ciò che è di se stessi.
Si pensa, e qui non ammetto condizionali, ad ogni ora, ad ogni azione.
Logica vuole che allora Si scriva quando si ammette.
Decisamente meglio. E’ quindi il principio dell’ammissione, che vorrei discernere dal sacramento della confessione.
Qui il perdono non c’entra. Non si aspira né si richiede.
Forse è ridurre ai minimi termini, disilludere o sminuire, ma alla fine è solo questo che avviene con più frequenza di sera. Si ammettono le azioni, le omissioni, i pensieri puri ed impuri.
Ci si rende partecipi di una volontà che è già atto diretto in modo non equivoco e che quindi, il più delle volte, è già punibile come tentativo. Non basta. Non ancora.
Perché si potrebbe ammettere mentre gli occhi si chiudono, mentre gli stessi occhi leggono o, aperti o chiusi che siano, sognano.
Si scrive perché qualcuno legga.
Forse non si richiede di esser capiti, letti, decifrati o solo intuiti.
Si scrive perché così almeno gli strumenti son stati consegnati.

lunedì 12 ottobre 2009

http://www.youtube.com/watch?v=qHau43jPMGE

Mi ritrovo nell'amore che lo cantano la Nannini e Paolo Conte; nelle sette di pomeriggio di quei giorni che dall'inverno portano dritti dritti alla primavera; nella carta da lettere, nella brutta e nella bella copia, perchè no.
Serve tempo, non lo nego. Stavolta ha ragione Tiziano.
Mi ritrovo nell'esercizio e nel lento scorrere delle cose, visto dalla mia velocità e dalla percezione di quella degli altri. Oggi ricordo. Profumo e ragioni, che nè son solo una nè son trine, ma solo molteplici.
Mi ritrovo nelle scale e nelle vie strette, nei quartieri della città vecchia e nelle cime delle mie colline, Arale su tutti.
In un paio di strade che faccio più spesso di quanto son disposto ad ammettere, nella loro lunghezza e, perchè no, nella loro lentezza.
Mi ritrovo molto nelle cose non dette, nella speranza che siano comunque carpite.
Forse in un mattino andando vedrò compirsi il (mio di) miracolo di Eugenio, nel frattempo lo imparo a conoscere. Lo descrivo per poterlo finalmente disegnare e per poi infine colorarlo.
Mi ritrovo soprattutto nella pentola d'oro dalla quale partono, non si sa come o dove, i colori di cui mi servo.

Piéce

Però brindo alla vita. Ma che mistero è la mia vita, che mistero. Sono un peccatore dell’anno ottantamila, un menzognero! Ma dove sono e cosa faccio, come vivo? Vivo nell’anima del mondo perso nel vivere profondo! Però brindo alla vita! Io sono il santo che ti ha tradito quando eri solo e vivo altrove e osservo il mondo dal cielo. Vedo il mare e le foreste e vedo me che vivo nell’anima del mondo perso nel vivere profondo. Però brindo alla vita.

mercoledì 7 ottobre 2009

Tribunale Civile e Penale di Perugia

"Consapevole dell'alta dignità della professione forense, giuro di adempiere ai doveri ad essa inerenti e ai compiti che la legge mi affida con lealtà, onore e diligenza per i fini della giustizia".

venerdì 2 ottobre 2009

Colonne sonore vol. VIII

http://www.youtube.com/watch?v=JCEOQ4MsYtw&feature=related

Mi chiamo Riccardo.

Quasi dimenticavo che l'assenza di filtri il loco, il diritto a scrivere e a cancellare, l'irresponsabilità che consegue ad ogni post.
Inquieto, più che irrequieto.
Grosse aspettative nel domani, letteralmente inteso.
Tra le altre, nella denegata delle peggiori ipotesi, colazione in centro con Iago che vuol sentire e conoscere. Mi sa che in lui riverso troppe delle aspettative disattese.
Il problema di oggi, di ieri e di qualche altro giorno indietro è forse questo.
Il mio giorno dell'indipendenza.
Dalle corde degli altri che contandole, al massimo, possono fare il rumore sordo di un basso.
M'è entrato in testa l'errata convinzione che merito quanto m'aspetto.
Sulla natura delle aspettative poi, si dirà nella prossima vita.
Oggi è Sant'Angelo. Non credevo facessero Santo anche un Castel, ma si sa, ai tempi di Leone ogni soldo era ben accetto. Stamattina mi sono alzato con il piede giusto, l'ho percepito subito.
Ho preso l'abitudine di comprare il quotidiano ogni giorno e di leggerlo al mattino seguente.
Su Vanity scrivono che le abitudini rasserenano. Non è vero ma ci credo.
Ieri nell'inserto c'era un'intervista fantastica all'Avvocato. M'ha fatto ridere.
E' che mi incancarisco, per error mio, credendo, ascoltando e sforzandomi di adattarmi a ciò che esce dalle bocche delle corde.
Sono tutto fuorchè fragile ed indifeso.
Non m'arrabbio per cose stupide, nè sono insicuro sul qualsivoglia aspetto della mia vita.
Prendo sul serio il Giuramento, perchè per lo voglio vivere come un passaggio.
L'idea della scrivania, della porta dalla quale entrerà qualcuno la voglio vivere.
Senza montature o aspettative, appunto. Ma la voglio accarezzare perchè m'aiuta a non perder la voglia, la strada.
Anche perchè oggi comparsa. Poi parere, poi ricorso, poi intimazione.
Esiste altro. E forse è questo che mi irrita.
Andy come Woody, il punto piuttosto che un chilomentro, il pranzo o la cena, semplicemente il pomeriggio, il tempo.