Niente affatto facile, soprattutto perchè non so bene cosa vada riforumato.
La prima cosa che mi viene in mente sono le aspettative.
Da loro partono tutti i sapori che poi sentirò, tutti gli odori che mi entreranno in testa e tutte le associazioni che a questi ultimi necessariamente affiancherò.
Sono le fondamenta di tutto. Fondamenta non ha caso, perchè se poi vengono meno, crolla il molto. Proprio per questo, secondo me, è la parte più intensa e pericolosa del pasto.
Alcuni dicono che capita di sedersi a tavola senza aspettarsi niente da quello che tra poco avranno davanti. Non ci credo. Altrimenti il cibo non sarebbe nè un piacere nè un vizio, ma solo abitudine.
Le seconda cosa che mi viene in mente sono le portate.
Da loro dipende la qualità del pranzo, del piacere e del benessere che il pasto porterà.
Lo vivo come una necessaria crescita.
Lo spazio finito ed il numero delle portare non si conciliano benissimo con una partenza in sordina. Non serve lo spunto nè della punta nè del dieci, ma direi necessariamente oltre la buona pietanza, questo si. Tutto dev'esser considerato in prospettiva e l'abitudine e le associazioni di cui sopra altereranno i sapori e gli odori.
Ad un primo non riguardoso delle aspettative sorgono i primi problemi.
Al momento ognuno poi decide il suo, c'è la filosfia di fondo, ma io preferisco fermare il pasto. Chiedo il conto, pago, mi alzo e saluto.
Non cerco altro se non la crescita costante
La terza cosa è il tempo a disposizione.
Un'infinità, il mio. Non conosco quello degli altri.
Perchè poi ad esser sincero aspettative e pietanze hanno tempi e sembianze tutti loro. L'importante è che ognuno sappia riconoscere le proprie.
La quarta cosa è il conto.
Da pagare, sempre, salato o non salato che sia.
In contanti potendo, perchè così il prossimo mese nessun addebito in conto. Libero e spedito.
In sostanza è questo.
Il pasto è quindi come un rapporto. Uno qualsiasi s'intende. Ognuno lo vive e affronta come preferisce. Io ho scoperto di preferire i buoni piatti, pardon, rapporti.
Magari li scopro di qualità solo vivendoli, e mi rendo conto che delle pregresse aspettative semplicemente non me ne ero accorto.
Ma onestà vuole che, senza ammetterlo ad altro vivente, le riconosco e ne prendo atto.
Poi si, siamo tutti d'accordo che la fame vien mangiando, ma sono i promi bocconi a dar la misura.
Cucino poco ma si sarà notata la predilezione per antipasti e primi.
Ovvero preparativi lenti, manuali e molto lontani dalla carne, la mia passione.