Vita vissuta un quarto di secolo alla volta.
Battuta questa che per la seconda volta nell'arco della giornata ho fatto mia e riadattata. Come tutte le verità però eccola arrivare quasi per caso e segnare il punto.
Una velocità di vita, più che di crociera, nella quale non solo c'è la mia enorme pachidermicità nel cammino percorso, ma anche la lentezza celebrare con la quale capisco, motivo e giustifico i mie i errori. Un percorso tutto mio, che con la maturità raggiunta ha l'unica comunanza di essere antitetico.
Lentezza nei progressi, nella reiterazione degli errori.
Lentezza pura nel benessere. Perchè nonostante lo riconosca, lo veda e lo insegua, rimane troppo labile e sfuggente. Sento alcuni passi pesanti come se fatti con stivali di cemento.
Questo lo tollero. Mi sento in equilibrio su lastra di cristallo. Questo mi spaventa.
Ma sti cazzi.
Stanotte dormo e non ci penso. Domani mi sveglio è penso ad altro.
Nel frattempo mi dimentico e vivo i miei film, in cui stranamente sono sempre comparsa di rilievo. Venticinqueanni e non sentirli, così come non ne sentivo quindicini tempo fa.
Passeggiata in cui nonostante molte parole, come mia insana abitudine, molte le ho soffocate. Erano di rabbia e incomprensione. Ecco, una cosa l'ho capita. Si può non comprendere.
Non per questo si deve accarezzare e squotere la testa. Credo nel foglio di giornale sul muso.
Ma solo con le persone.
Credo purtroppo nel valore assoluto del bene. Nel prossimo, che mi proteggerà perchè sa che da Lui/Lei mi aspetto questo. Sbaglio. Recidivo e reiterato. Ne sono consapevole e già è metà problema risolto.
Rimane la durezza di fondo, dell'affondo, a voler esser puntigliosi.
Altra passeggiata invece salata. Un percorso tutto da scoprire, più ghiaggiato e ripido del primo. Rogaglia. Ci sono dentro. Sorrido aspettando la dentata.
Poi ancora, lo scazzo delle 18.35, perchè ad anni di distanza si dovrebbe imparare il non gradimento assoluto dell'ultima battuta della telefonata. Le forze per pensare ad altro.
Sti cazzi, ancora una volta, ma con il punto esclamativo in fondo.
Riccardo, la ricerca della felicità continua.
Una velocità di vita, più che di crociera, nella quale non solo c'è la mia enorme pachidermicità nel cammino percorso, ma anche la lentezza celebrare con la quale capisco, motivo e giustifico i mie i errori. Un percorso tutto mio, che con la maturità raggiunta ha l'unica comunanza di essere antitetico.
Lentezza nei progressi, nella reiterazione degli errori.
Lentezza pura nel benessere. Perchè nonostante lo riconosca, lo veda e lo insegua, rimane troppo labile e sfuggente. Sento alcuni passi pesanti come se fatti con stivali di cemento.
Questo lo tollero. Mi sento in equilibrio su lastra di cristallo. Questo mi spaventa.
Ma sti cazzi.
Stanotte dormo e non ci penso. Domani mi sveglio è penso ad altro.
Nel frattempo mi dimentico e vivo i miei film, in cui stranamente sono sempre comparsa di rilievo. Venticinqueanni e non sentirli, così come non ne sentivo quindicini tempo fa.
Passeggiata in cui nonostante molte parole, come mia insana abitudine, molte le ho soffocate. Erano di rabbia e incomprensione. Ecco, una cosa l'ho capita. Si può non comprendere.
Non per questo si deve accarezzare e squotere la testa. Credo nel foglio di giornale sul muso.
Ma solo con le persone.
Credo purtroppo nel valore assoluto del bene. Nel prossimo, che mi proteggerà perchè sa che da Lui/Lei mi aspetto questo. Sbaglio. Recidivo e reiterato. Ne sono consapevole e già è metà problema risolto.
Rimane la durezza di fondo, dell'affondo, a voler esser puntigliosi.
Altra passeggiata invece salata. Un percorso tutto da scoprire, più ghiaggiato e ripido del primo. Rogaglia. Ci sono dentro. Sorrido aspettando la dentata.
Poi ancora, lo scazzo delle 18.35, perchè ad anni di distanza si dovrebbe imparare il non gradimento assoluto dell'ultima battuta della telefonata. Le forze per pensare ad altro.
Sti cazzi, ancora una volta, ma con il punto esclamativo in fondo.
Riccardo, la ricerca della felicità continua.