sabato 28 marzo 2009

Il giorno prima di che?!

Sono cose che capitano il giorno prima. Il giorno prima di cosa? Il giorno prima della felicità.

Non essere convinti è il motivo migliore per non fare qualcosa. Lo conferma l'assoluta assenza di rimpianto o di quel sapore amaro che ogni tanto sento in bocca.
Come Toto Cotugno a San Remo, bravo ma mai primo.
Tutto offre lo spunto per un sogno in cui oltre la fantasia ci sono i rem e una sensazione che non saprei proprio descrivere. Riconosco le mura e le persone, arrivo pure ad immaginare la combinazione, ma oltre ciò mi fermo.
Poi sveglia, e le stesse identiche domande del giorno prima.
Non è la mia tempistica e l'impaccio è evidente.
E' invece inaspettatamente mio il sogno e la decisione di non consegnare.

mercoledì 25 marzo 2009

Pane e marmellata (di more)

Ovvero la prima colazione fatta qualche minuto fa.
Adoro svegliarmi con calma, non fare niente di fretta. Prima colazione significa solo che tra un paio di ore ne farò un'altra. Vita non poi così dura la mia.
Telecomunicazioni che vorrei padroneggiare e mostre che vorrei proprio vedere.
E l'arte c'entra ben poco.
Un pò di complimenti ieri, non mi hanno fatto piacere quanto indifferenze. Più o meno.
Quelli dell'avversario perchè l'ho preso in giro pure io e quindi tecnicamente di un complimento non si può scrivere. Quello del pranoterapeuta, che pur ignorando il lavoro che fa, m'ha lievemente colpito. Diffidenza anche sulla fondatezza della visione.
La lava di questi giorno corre ancora, solo sotto la traccia di quella già fuoriuscita. Non si vede.
I pensieri e le parole, le opere e le omissioni son sempre quelle. Cerco di arrivare tutto e quasi tutti, ma nel farlo sicuramente perdo qualche passo.
Ora caffè.

domenica 22 marzo 2009

Chi prima arriva aspetta l'altro.

Il principio mi piace. L'idea mi tranquillizza. Il cammino per arrivarci mi fa pensare.
Perchè perdo pezzi grossi e piccoli, perchè ci penso e perchè il brutto vizio di non dare nulla per scontanto non mi lascia poi così libero.
Perchè è facile dirlo e mangiarsi i centimentri, tuttaltro recuperarli quei centrimenti.
Ne perdo le emozioni e le sensazioni, non ne apprezzo le modificazioni.
Facile dirlo, spero anche farlo.

lunedì 16 marzo 2009

Vento

e c'è n'era tanto oggi.
Per caso ma poi non molto. Il tempo per un caffè, lunghetto. Dove andiamo?! Tu gira che da qualche parte arriviamo. Nel percorso c'è un pò di tutto. La laurea, mia e sua. Le aspettative, mie e sue. I racconti suoi e le novità, questa volta mie. Le aspirazioni di tutti e due, il partito e le delusioni. I sindacati e il domani. L'Iphone. Il minimetrò e il ponte sullo stretto. Il posto sicuro e quello pericoloso. Gli anni in cui i nostri avevano la nostra, di età, e i passi e le gambe. I mesi che passano ed il piacere di confrontarsi. Un caffè che non so perchè l'abbiamo preso lì. Una quantità di anelli che rivedendo il filmato di tutto non gli ho chiesto come mai portasse. Un cappello che cambia ma che fa rimanere inalterate smorfie e quasi parole. Una mia incapacità assoluta di sentir freddo in mezzo alla bora. E poi lì davanti, quasi come un'eresia. Sigaretta. Non me l'ha offerta perchè sapeva che non fumo. Una tenerezza che da uno della sua taglia non t'aspetti. Idem per me. Ohi, è tardi. C'hai ragione, sarà meglio tornare. La sua ragazza e l'indipendenza. E' tardi ma nel frattempo altri trenta minuti son passati. E' ancora più tardi.
E' soprattutto un piacere. Lui dice di confrontarsi, io di conoscerci.

domenica 15 marzo 2009

Alla rovescia

come il conto che mi separa dall'esame che è uno e trino.
Per scrivere servono pensieri, ovvero serve fermarsi, sedersi e senza dire nulla. La serata si presta.
Piacevole la sensazione dell'intuizione quasi come amara la rabbia per la superficilità con la quale si insegue la sostanza.
Capitano cose nuove alle quali non so come rapportarmi. Vorrei saperlo fare.
Non ho mai ritenuto sufficienti gli intenti e non intendo farlo ora.
La naturalezza è altro. E' più rara e più resistente, ma ciò non ne altera l'evidente precarietà.
Nel frattempo l'ispirazione è passata senza che la mente memorizzasse il merito.
A conferma della propensione verso le procedure.

domenica 8 marzo 2009

Carsulae

Foresta fossile.
Credo fossi in quarta, al massimo in quinta elementare. Ricordo che mi stupì il fatto di come il legno pressato nel corso degli anni si trasformi in diamante e del fatto che esistono resti di piante giganti. Il ricordo più bello è però quella foto. In pieno stile buoni sentimenti e fiducia che i legami non si modificheranno nei decenni.
Oltre al me altri quattro in quella foto. Data ed immancabile firma sul restro, con l'inciso "tra venticinque anni".
Lì ho persi di vista tutti. Non con tutti ho perso il legame.
Uno sta facendo casa. E per facendo ci tengo a precisare, se la sta costruendo. Da solo. Con le mani ed il sudore, con la voglia e con l'ingegno che già allora erano le sue qualità più evidenti.
Non lo sento neanche per le feste comandate, lo vedo una volta all'anno quando va bene. Ciò non ha cambiato le cose.
L'altro è cambiato. E di quei cambiamenti sono stato per grosso tempo fortunato testimone.
Gli anni della adolescenza hanno lasciato il segno. Cresciuti agli antipodi ma la partita di calcetto, ed il numero del telefono di casa non sono mai venuti meno.
Ecco, forse il segnale dell'intensità delle cose si misura pure da questo. Se chiami uno al telefono di casa vuol dire che quel rapporto è diverso.
Lo è soprattutto ora che non lo so dov'è e cosa fa.
Lo è ora che da mezz'uomo di preoccupo e lo chiamo, ma al cellulare. Credendo che i pomeriggi passati imparando a suonare chitarra e piano, non riuscendoci, si potessero trasformare in caffè e pause varie.
Il messaggio non mandato a me apre una buona quantità di domande.
La strana impressione che quelle espressioni del viso le sappia interpretare come pochi altri . Timore di sbagliarmi.
Più che preoccupato indeciso sul da farsi.

domenica 1 marzo 2009

Son desto

perchè ho sognato prima.
Ho sognato non luoghi o persone, ne oggetti o numeri. Quelli non ho mai cercato di seppellirli.
Quello che volevo trasformare in pilastro di qualche ponte erano profumi e scene, sensazioni e sogni. Poca terra buttata sopra. Ne serve di più.
Ci si dimentica troppo spesso che da se stessi non scappi neanche se si è Eddy Mercx; che provarci non equivale proprio a riuscirci. Allora rimuovere perchè di dimenticare non se ne parla.
In questo, i giorni, sono maestri di vita.
Quando avrò occhi troppo stanchi per vedere e mani troppo tremolanti per scrivere saranno loro la mia linfa. Allora scaverò.
Confido nel fatto che non potrò.
Per ora ingombrano, rubando spazio all'oggi.
Quindi archiviare il tutto in soffitta, possibilmente nel lato vecchio.
Vicino ai libri delle elementari, agli scarpini neri modello adidas, numero 36, come quelli Platinì, alla tuta da meccanico che avevo a 14 anni, alla maglia col 14, al kimono e al borsalino del nonno.
Forse è per questo che non adoro dormire.