sabato 29 maggio 2010

Mentre parlava Guttemberg

Al di fuori del tempo esistono i momenti che, al di fuori dello spazio portano luoghi e distanze. Aldi fuori dei sentimenti esistono le emozioni che, deviando dal previsto portano al sentito.

Nessun gioco di parole per l’umiltà di conoscersi, la promessa d’accettarsi e, perché no, quella di sapersi semplice illusionista.

Al solito, il trucco c’è e si vede.

Per definizione si cresce nelle ricorrenze. Domani ricorre il giorno in cui ci si sveste del grembiulino. Paresse poco non mi sarebbe venuta a trovare: Sua maestà l’ispirazione.

Il rispetto di cui al pranzo; gli sconti di cui alla parte di me; il solito pallino del perché. Quasi dimenticavo l’onestà. Ed allora sia.

Non me ne importa. Ecco perché non ne chiedo. Erro, sbaglio, cado e mi rialzo. Facile, m’han detto, farlo da solo. Più stupido che facile mi sento d’aggiungere. Facile è confondere la superficie con le fondamenta, facile è non conoscere. Anche e pure legittimo però. Ad ognuno il suo. E’ così che funziona.

Mischio le carte, che non son solo tre. La mia donna. Altro filone.

Sempre fuor di saldo; bastian contrario che ancora non ha capito che le aspettative logicamente seguono e non precedono. In alto i calici, che si brindi.

Alla natura dello scorpione ed a quella della rana; all’amico georgiano ed all’usanza di contare i giorni in cui non si è stati soli.

Avenguda Meridiana. Linea Rossa direzione fondo. Fabra I Puig la fermata. Non so perché ora, ma ne sento la mancanza. La costanza del filo rosso, forse ecco il legame. In mente i metri da fare, il caffè americano. Il profumo della fantasia e le forme dell’ispirazione. Colori, sempre loro. L’impaccio della prima volta, la naturalezza di quelle venute dopo. Se dubbio c’è da essere, che sia sull’essere stesso. Sono la mia casa, la mia camera, le mie scelte, i miei errori; sono la mia riservatezza che non si vede, che riservatezza sarebbe altrimenti? Sono Cruyff ed il mio campetto. Sono anche San Pietro alle quattro del mattino, la mille miglia e piazza Cavour e l’altare della patria. Paresse poco avrei pensato inutilmente.

lunedì 17 maggio 2010

Ric is came back!

Serve spazio per capire se stessi. Così come serve l’onestà di sentirsi sereni, ingiustificatamente, forse, poi, non così troppo. Ed allora che sicurezza sia, che pure venga scambiata e sbagliata per presunzione. Non lo è. Il suo nome è consapevolezza. E’, in parte, visione oltre il breve e sentore di ciò che c’è dietro. A confronto con altre vite, con altre storie. Io tocco la mia. Crescita finita da un pezzo. Tutt’al più si matura e si vive e si muore, ogni giorno. Incontri persone che senza neppure percepirlo di modificano la vita, te la migliorano e la peggiorano, troppe volte ambedue le cose assieme. Mai contro natura, perché è battaglia persa. Serve l’ispirazione per capire se stessi. Così come serve l’educazione ai propri tempi, ad ascoltarsi.
Serve ordine per capire se stessi, work in progress.