lunedì 25 giugno 2012

Lunedì

L'alternanza tra il dire ed il fare. Vento d'estate, io non vado al mare, voi che fate? Licenza poetica a ri-editare la musica che da ieri ronza per la mia testa. Ed allora analizziamo il punto di oggi. Trovo serenità e rassicurazione nella parte fissa della giornata. Orari, persone, gesti. Capisco di aver perso qualcosa nel momento in cui la naturalezza del mio gesto mi avverte che quel qualcosa non è dove avrebbe dovuto. Errata corrige in realtà, non è dove avrei voluto. Perché se me lo si chiede non ho idea di dove metto ogni volta la mia inseparabile agenda rossa; le mie chiavi. Ho perso più telefoni cellulari che penne nere. Cerchio che si chiude. Ricordo che alle elementari usavo la fastidiosissima repley nera. Ora. Partito preso che sono in grado di sbaffare con qualunque penna esistente, la repley - lo ricordo ancora - provocava una sorta di nube densa di pioggia sopra le prime cinque, sei parole di ogni nuovo periodo. Trovo inutile, pensandoci oggi, che permettesse di cancellare (male) parole che comunque nessun altro avrebbe potuto leggere, tanto erano coperte. Spunto preso dal fatto che mi sono abituato a perdere la mia montblanc. Trovo rassicurazione nell'usare ogni oggetto che possiedo, che mi è stato affidato o, più semplicemente, regalato. Segno evidente del fatto che è stato gradito ma, nello specifico, segno evidente che pensiero c'è sempre. Vallo a spiegare alla Mary che tiene ancora da parte il corredo per quando sarà. Culturalmente diverso dalle mie radici.
Necessito di stimoli, di pat pat che mi rassicurino l'agire ed il pensato. Ho mille difetti ma non sono un insicuro. Spero nemmeno arrogante. Onesto, con la o molto allungata. Suona, più o meno così: onestooooo. Faccina con il sorriso di fondo.
Ho scritto una memoria, un'istanza. Sono teso per il primo giorno di scuola. Ancora una volta. Risparmio l'Antonellone d'annata. Gli esami finiscono nel momento in cui nessuno, oltre te ed i tuoi clienti, giudica e valuta l'operato svolto. Quelli non sono esami. E' vita.
Vorrei, meglio sono, essere ricettivo oltre che osservatore. Spesso scrivo per evitare silenzi imbarazzanti nei quali in realtà penso molto più e molto meglio di quanto riesco poi a riportare.  

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