martedì 3 agosto 2010

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Magistratura. E concorso sia. Aspettando il bando l'aspirazione diventa pagine e parole. Le figure invece rimangono giuridiche soggettive, sintomatiche e di merda. Tenere il punto, testa bassa e avanti finchè c'è nè. Non ho incontrato la persona che dai miei quindicianni m'ha portato oltre gli studi, i bandi, oltre i libri letti e quelli da leggere. L'ho incontrata ai venti, il che è già gran fortuna, ma per l'appunto le variabili crescon di minuto in ora, fin a diventar troppe. L'aspettativa di esser conosciuti sbatto contro il reciproco. Pari a patta, ma al momento non la vedo così. Ed allora si va di casa adottiva, di specchio riflesso e di Iago accanto al tavolo della sala, trasformato per l'occasione in cabina di comando. Preparativi, con musica di sottofondo. Al momento gli universi paralleli dei Red Hot. Realizzato che ho soltanto musica proveniente dal millennio scorso. Non era come me l'immaginavo, come lo vorrei e l'avrei voluto. A detta del buon Kipling se fossi in grado sarei uomo. Piano con le parole che qui si esagera. In specie la questione degli strumenti logori e del contemplare. M'è rimasta la grammatica, questa sconosciuta. Ed allora al via i luoghi comuni: che ti manca è semmai, chi ti manca. Non ci son cose importanti al mondo, semmai persone. Se è la gatta ad andare al lardo, perchè è lo zampino ad esser lasciato il loco. Ora tocca al Liga ed al fatto che a volte si fa promesse oneste ma grosse. Prendo per buono l'affermazione di fondo. Ambizioso più che onesto. E' il meccanismo della fotosintesti e dei suoi frutti che mi perplime. Mercoledì. Vado di Massimario, le tele le lascio al pomeriggio.

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