mercoledì 21 luglio 2010

trentacinque o giù di lì...

Ben venga il buon umore, il sorriso che ne è il segno e la voglia che ne è prova. C'è un buco grosso. Stile revolverata in pieno petto. Ora mi dico che non ho rivisto le iene di Tarantino a caso. Mi domando se avrò compostezza nel dolore. Se sarò davvero così coraggioso quando me se ne chiederà conto. Spero di si. Ad oggi ho pensato che la vera magia è nascondere magistralmente il trucco. Ed il trucco, ora, sta nella normalità delle giornate. Non son geneticamente capace di esternare il dolore. Non verso la maggior parte della popolazione del mondo che, per cronanca, non son più quei sei miliardi che ho sempre citato. Il fatto che vorrei urlare fino a svenire che c'entra con la continuaità e la costanza che offro. Andare avanti, senza fermarsi mai. Prima dei queen lo diceva Ramazzotti, o è il contrario? Poco importa all'atto pratico. All'atto pratico ci stanno le domande senza risposta, i pensieri senza immagini, e le immagini senza audio. C'è soprattutto la ferita e l'assenza. Sorridi stronzo, che è il dolore a dar valore alle cose. Non che avessi bisogno di lui per capirlo, ma mi rassicura. Nessun crociolo. Però calore. Sto nel mio e non chiedo nulla. L'autonomia non paga ma almeno non costa.

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