martedì 2 giugno 2009

http://www.youtube.com/watch?v=9L-BeIvqScw

La scomparsa di Icaro, e con lui di tutte le sue piume, decretò la cessazione della materia del contendere. Non morì per ustioni, non è scritto nei rapporti, ma al contantto con i raggi arrivò già esanime. Aumento esponenziale dell'anidride carbonica nell'aria. Asfisia.
Fatto questo già accertato e dichiarato, rientra in un giudicato d'altri tempi, non afferente alla tematica odierna.

La vicenda torna perciò all'attenzione del Lettore come fatto nuovo e diverso, di cui la stessa ricostruzione in fatto è oggetto del malessere. Da contendere c'è ben poco.
Legittima ogni visione degli eventi, pacifica sin da ora se vista con gli occhi dello scrivente, che di difesa ha ben poco ma che, come suo costume e con la lentezza che lo contraddistingue, ha voglia di capire. Non gli altri, perchè questo poco cambierebbe nella sua di vita, ma se stesso.
Da qualche mese alleno la mente, alle parole alle promesse e al ricordo dei fatti. Onestamente, ripercorrendo ora gli eventi, manco inevitabilmente di tanto in quando.
Non esiste motivo alle carenze, esiste la flessione della ratio.
Strana però la circostanza che nel passato prossimo mi preparavo al presente. Nessuna alzata di culo, prima che si metta a piovere c'è sempre tempo brutto.
Come dice la Giagy, conosco i mì cunigli come polli.
Presa di coscienza, coerenza tra detto e fatto, la dichiarata diversità di un rapporto che non esime dalle attenzioni. Penso quello che mi pare, di buono c'è che sono oggettivo.
Sempre stato e sempre lo sarò. E' l'unico modo per dividere le stanze in procura.
L'incapacità di governare gli eventi, perchè mi si tappa. Altra costante. Pure ora.
Mi domando cosa non funziona, cosa ci si oppone a qualsiasi voglia di assecondare la necessità di un rapporto (parlo di/a/da/in/con/su/per/tra/fra, me), parafrasando l'autore.
Di risposte l'auto analisi ne ha date via via diverse, se serve posso fornire il fascicolo.
Non sono un ragazzino in quello che penso, nè nel modo in cui lo penso. Lo sono spero nella fiducia che riservo nelle persone. Nelle aspettative e in ciò che da queste deriva.
Lo sono nel riservo dei miei pensieri, nella mia incapacità di trasformarli in parole. Mi adeguo agli eventi nel modo migliore che mi riesce.
Scrivo di me perchè l'atto è mio, ma sarà vero? Io dico di no.
Una singolare tempistica delle parti, che benchè nell'opposto della situazione si sovrappone.
Mi domando da dove nasce l'affetto e mi rispondo che non lo so. Paresse poco ci vedrei bene.




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