domenica 28 giugno 2009

Dipinsi l'anima su tela anonima

Ho imparato che di colori ne esistono ben più di due. Li ho visti, apprezzati, alcuni perfino conosciuti. Altri ovviamente odiati, prontamente cancellati e poi subito di seguito rimossi. Di alcuni, addirittura, ho pure assaggiato il sapore. Tavolozza un pò confusa per ricordare la sensazione.
Cresciuto nella certezza del bianco e del nero, l'esistenza di tutti quei colori pastello ha poi aperto squarci di disorientamento che ancora oggi - pur dopo averli selezionati e classificati sino alle molecole - esiste e capovolge.
Bianco di base. Colore puro e facile da rovinare. E' proprio lui.
Subito dopo il rosso, quello dell'alta moda.
Poi i colori caldi, dal giallo all'arancione, con punte di scuro di tanto in quando.
Ho imparato la bellezza di questi, il loro benessere e la loro sensazione.
Blu di tanto in tanto. Quello che mi porto dietro da sempre.
Cambio pennello e c'è il nero degli errori. Stavolta ho proprio dato una bella mano. Comprente direi.
Il bianco che fino ad allora era stato lì fa tutto da solo. E' sempre lui, e non gliene frega quasi nulla di me e di dove lo vorrei. Ha come me (o forse io come lui) domande e risposte, paura e orgoglio, sincerità e timori. Se la cava. Richiama i pastelli di cui poc'anzi e in aggiungia porta il verde.
Poi di nuovo come prima.
Stupisce che proprio mentre lo sto per dare perso, quel cazzo di bianco torna prepotente, in me, senza uscire. Rompe in me e per me.
Forse non è così facile riprendere il pennello e riniziare, merito a riconoscenza a chi lo fa, ma eviterei volentieri le botte di nero, che oltre a non dire una sega sulla tela impediscono pure il normale svolgersi delle attività.

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